AFRODITE – La dea della bellezza

Ogni donna può identificarsi con una dea o con le dee che governano la sua personalità.

Ogni donna può decidere quale dea coltivare e quale tenere a freno.

Questi modelli interni o archetipi, sono responsabili delle principali differenze che distinguono le donne tra loro.

La conoscenza delle divinità femminili fornisce alla donna una chiave per la comprensione di sé e dei rapporti che stabilisce con gli uomini, con i genitori, con i figli, con le altre donne, con gli amanti …

I miti sono uno strumento di comprensione.

 

La dea della bellezza

Il mito di Afrodite

E’ la Dea greca dell’Amore, della bellezza e dell’arte. Afrodite corrisponde alla Venere dei romani, ed è considerata da tutti, divini e mortali, la più bella tra le Dee, la più irresistibile ed attraente.

Rappresenta ed incarna il vero simbolo dell’Amore, di cui si fa portatrice.

Per Omero, Afrodite è figlia di Zeus e di Dione.

Esiodo racconta invece un mito più antico, secondo cui Lei nasce dal membro di Urano, lanciato nel mare da Crono dopo aver appunto evirato il padre. Da quel membro si forma una bianca spuma da cui ha origine la fanciulla divina, che nasce trasportata dalle onde del mare. Appena uscita dalle acque, fu trasportata da Zeffiro nell’isola di Citèra (= Cerigo, da cui l’appellativo) e poi a Cipro, da dove il suo culto si diffuse in tutta la Grecia ed in Sicilia.

Nel giorno della sua nascita l’Olimpo fece una festa e tutti gli Dei si stupirono all’apparire di tanta bellezza. Fin dal primo momento, Era ed Atena, sentirono nel cuore il morso della gelosia: capirono istintivamente che da quel momento la loro supremazia sarebbe stata messa in forse da una pericolosa rivale. Nessuno, infatti, riusciva a resistere al suo potere: uomini, animali e persino le piante a primavera obbedivano al suo dolce richiamo.

 

 

Gli amanti

Molti furono i suoi amanti, divini e mortali. Il primo fu Adone, il bellissimo cacciatore, che ebbe il malaugurato destino di essere assalito da un feroce cinghiale e di rimanerne ferito a morte, versando larghi fiotti di sangue dalle crudeli ferite che avevano lacerato il suo corpo.

In suo ricordo la Dea volle che le sue spoglie, ogni primavera, ritornassero a vivere e a fiorire sotto l’aspetto dell’anemone, il fiore dall’intenso colore porporino.

Dopo Adone fu sposa di Anchise, principe troiano dalla cui unione nacque Enea. Per questo i Romani la venerarono come loro protettrice, considerandola una loro progenitrice. Tuttavia l’incondizionato aiuto da essa portato ai Troiani si ricollega con la leggenda del Pomo d’oro lanciato dalla dea Discordia perché venisse concesso alla Dea più bella.

In quell’occasione Zeus ordinò ad Ermes di condurre Era, Atena ed Afrodite sul monte Ida, dove furono giudicate da Paride, il quale – nonostante Era lo allettasse con la lusinga di un vastissimo regno e Atena con l’invincibilità in combattimento – diede la palma della vittoria ad Afrodite, che gli aveva promesso la mano di Elena. Fu così che la Dea si schierò con i Troiani per tutta la durata della guerra.

Dopo Anchise fu la volta di Efesto, l’affumicato e zoppo Dio dei fabbri di cui Afrodite divenne sposa.

Tuttavia il suo amante di sempre fu Ares, dal quale avrebbe avuto più figli (anche su questo vi sono diverse versioni):  Eros (Cupido), cioè l’Amore (secondo un’altra versione nato per parto genesi),  e Anteros l’Amore corrisposto.

Dalla loro unione nacquero anche Demo e Fobo (il Terrore e la Paura), oltre che Armonia. Tra i figli di Afrodite ricordiamo anche Imene, Dio delle nozze,  in onore del quale giovani e giovinette cantavano inni durante le cerimonie solenni dello sposalizio.

Per quanto Afrodite venisse in qualche modo collegata al matrimonio e alla generazione dei figli, Ella non fu mai la Dea dell’unione coniugale, quale fu invece Era.

 

L’amore passionale

Lei rappresenta l’amore passionale: quella potenza che spinge un essere irresistibilmente verso un altro essere.

Afrodite veniva raffigurata, con il corpo cinto di rose e di mirto, su un carro tirato da passeri, colombe e cigni. Indossava il famoso cinto magico, che rendeva irresistibile chiunque lo possedesse, perché vi erano intessute tutte le “malie” d’Afrodite, il desiderio e il favellare amoroso e seducente che inganna anche il cuore dei saggi, come diceva Omero. Persino Era, i cui rapporti con Afrodite non erano certo idilliaci, se lo fece prestare nel momento in cui Zeus aveva per la testa qualche avventura galante.

 

Gli appellativi

Sono diversi gli appellativi che si accompagnarono al suo nome, alcuni tratti dal luogo dove era venerata:

Ciprigna, da Cipro; Cnidia, da Cnido;  Citerea, da Citera, ecc.), altri da funzioni attribuitele, come Pandemia, “di tutto il popolo”:  protettrice sia delle sue istituzioni, tra cui le nozze, sia più tardi, dell’amore sensuale e profano, in contrapposizione con l’altro suo appellativo di Urania, dea dell’amore intellettuale e celeste.

In epoca tarda si fece una chiara distinzione tra Afrodite Pandemo, Afrodite Urania e Afrodite Pontia. La prima era l’Afrodite terrena, protettrice anche di amori volgari; la seconda era la Dea dell’amore celeste, datrice di ogni benedizione; la terza era l’Afrodite marina, patrona della navigazione e dei naviganti.

Il suo potere fu collegato alla forza dirompente e procreatrice della natura.

In occidente, il culto di Afrodite ebbe il suo maggiore centro sul monte Erice in Sicilia, dove esisteva un santuario punico dedicato a Tanit. Si praticavano riti di fecondità e, pare, anche la prostituzione sacra. Dalla Sicilia il culto della Dea si diffuse in Italia fino a Roma, dove fu venerata col nome di Venus Erycina.

Oltre agli appellativi di Ciprigna, Ciprogena e Citerea, Afrodite aveva fra gli altri i seguenti epiteti:

Anadiòmene (emersa dal mare) – Antheia (dea dei fiori, così chiamata a Creta)

Apostrofìa (sviatrice, sottinteso dalle passioni colpevoli) – Aurea (così la si chiama da Omero in poi)

Callìpigia (dal bel sedere) – Filomète (amante dei piaceri) – PeristèaPònticaTritònia

Espressioni a Lei associate: afrodisiaco, venusiano, venereo, venerazione, veneranda.

 

Il Culto

Nata dal mare, Afrodite veniva dunque venerata dai naviganti, non come Poseidone, ma come colei che rende il mare bello e tranquillo e la navigazione sicura.

Le era sacro il delfino, allegro accompagnatore dei naviganti.

Afrodite ammansisce non soltanto il mare, bensì rende bella anche la terra. Ella è la Dea della primavera, stagione dei fiori e dell’amore.

Le sono sacre le rose, ma anche molte altre piante, quali il melograno e il mirto. Anche la mela, antico simbolo dell’amore, si trova nella sua mano.

Afrodite era la bellezza in persona, la grazia e la leggiadria. Paride, benché comprato con la promessa della bella Elena, non fu in fondo un giudice ingiusto preferendola ad Era ed Atena, quando le assegnò il fatidico pomo con la scritta: “Alla più bella!”.

Con le rappresentanti del proprio sesso, Afrodite sembrava non nutrire una grande affinità.

Basti pensare quante sventure portò ad Elena, Fedra, Pasifac e tante altre. Anche Psiche, l’amante di suo figlio Eros, venne da lei trattata in modo piuttosto umiliante.

La sua bellezza suscitava purtroppo invidia e gelosia sia tra le Dee che le mortali, innescando uno dei più antichi meccanismi con cui le donne si sono combattute anziché allearsi: la rivalità.

Il patriarcato ebbe, tra i suoi tanti risultati, anche la scissione del femminile in due parti: la madre e la vergine. Sembra non esserci spazio per la funzione sessuale, che poteva essere vissuta dalla donna solo all’interno del matrimonio, allo scopo di riprodursi, oppure prima del matrimonio o fuori da esso, con tutte le conseguenze che questo comportava e ancora purtroppo comporta in molte culture sociali e religiose contemporanee.

 

Il principio del piacere

La dea Afrodite incarna proprio il principio del piacere fine a se stesso. Lei ama per il piacere di amare. A differenza di altre, sceglie ad uno ad uno i suoi amanti, non subendo mai le scelte altrui.

Con il suo cinto magico, che indossa per sedurre chiunque lei scelga di amare, Lei fa dono della sua bellezza e del suo amore, senza altri scopi se non l’amore stesso. La sua gratificazione personale è legata al suo personale valore ed al fatto di scegliere. È proprio questo che la rende irresistibile: la sua autenticità. Lei infatti incarna l’amore, prima di tutto per se stessa, poi verso gli altri.

Lei non attrae per ciò che offre, come altre Dee e donne mortali più materne e compassionevoli, ma per ciò che è. Proprio questo suo essere se stessa fino in fondo produce la grande attrazione.

L’amore per Lei dunque può anche dare gioia agli altri, ma assolutamente non dipendenza.

Lei non fa nulla per essere amata, bensì incarna l’amore, elargisce questo sentimento senza aspettarsi che arrivi dell’altro, come se permettesse all’altro di sperimentarlo attraverso Lei.

La compassione non le appartiene, persino nel rapporto con i figli. Gli uomini con cui si rapporta appartengono sia al regno delle divinità che a quello degli umani indifferentemente.  Ciò che conta è il suo desiderio e la sua scelta, che deve prima di tutto gratificare Lei.

 

L’autostima

Afrodite viene spesso rappresentata con uno specchio in mano. Lei si specchia e si piace, indipendentemente dall’altrui giudizio. Per questo anche nel mito più e più volte si scontra con la morale collettiva.

Non è che sia priva di etica come vorrebbero farci credere i suoi detrattori. L’etica di questa irresistibile Dea non è legata alla morale collettiva né tanto meno a quella religiosa, bensì al senso del suo valore personale. Lei vuole condurci ad esplorare il grande tema del rapporto con se stessi e la propria interiorità, in altre parole, il grado della nostra autostima.

La sua bellezza infatti è qualcosa che va ben al di là del concetto estetico.

 

L’armonia

La bellezza di Afrodite, ma ancor più della romana Venere, ha molto a che fare col concetto di armonia.

Se per i greci questa armonia riguardava principalmente la perfezione delle forme, con Venere si parla di una bellezza interiore, legata all’essere veri ed autentici. Peraltro al di là dei suoi comportamenti amorosi, va riconosciuto che Lei, sempre nel suo agire, ama la chiarezza e la sincerità, infatti tutto ciò che fa, avviene sempre alla luce del sole.

Anche per questo viene definita la “dorada”,  l’aurea, al di là dal fatto che era sempre vestita con oggetti d’oro per lei fabbricati da Efesto.

Il vero significato a cui può condurci la “venerazione” per questa alchemica Dea dell’Amore, è lo scoprire se stessi riflessi in ciò che si ama, per poi ancor più amare se stessi, la vita, e l’amore.

 

Il rito

Ogni volta in cui ci occupiamo della bellezza del nostro corpo e del nostro spirito, o stiamo esprimendoci creativamente, o stiamo lavorando per creare armonia intorno a noi…

Ogni volta che ci innamoriamo di una persona, di una cosa o di un momento…

Quando facciamo qualcosa che ci piace veramente e fino in fondo…

Nel momento in cui ci sentiamo di stare bene con noi stessi e di sprizzare amore da ogni poro della pelle, stiamo rendendo onore alla bella e sensuale Dea Venere-Afrodite.

 

Bagno di bellezza venusiano

Riempire la vasca da bagno con acqua appena calda. Coprire la superficie dell’acqua con petali freschi di rosa colore rosa, bianco e rosso.

Accendere uno o più incensi all’aroma di rosa ed una candela rosa, musica classica di violino.
Sciogliere i capelli sulle spalle, lasciando che accarezzino la pelle, entrare nell’acqua sentendo di essere una Venere che entra nel suo elemento naturale. Lasciarsi avvolgere dall’acqua, immergersi piacevolmente e completamente e sentire come ogni cellula del corpo e ogni pensiero diventano semplicemente belli.

Accarezzare le proprie gambe, le braccia, la pancia sentendo la setosità della pelle sotto le proprie dita e pensare a quanta bellezza vi sia in tutto questo.

Pensare a tutte le volte che si è state innamorate, all’emozione di quei momenti, alla bellezza della vita e all’arricchimento che l’amore porta con sé.

Stare in questi pensieri il più a lungo possibile, sentendo sempre più intensamente di essere belle.

Quando si sente di essere sufficientemente appagate da questo bagno di piacere e bellezza, uscire dalla vasca da bagno, lentamente e ritualmente, come una Venere che esce dalla spuma del mare, portarsi davanti allo specchio, ammirare il proprio corpo bagnato dall’acqua, con qualche petalo di rosa attaccato alla pelle

Completare il rito cospargendo la propria pelle con olio di rosa.

 

LIBRI e EBOOK consigliati per approfondire l’argomento


  • Le DEE DENTRO la DONNA. Una nuova psicologia al femminile

Jean S. Bolen

I modelli archetipici delle antiche divinità mitologiche sono tuttora validi per comprendere noi stessi e guidare il nostro comportamento. Imparando a entrare in contatto con le energie psichiche che la influenzano dall’interno, la donna troverà reali alternative che la riscatteranno dalle implacabili dicotomie maschile/femminile, madre/amante, donna di successo/casalinga, ecc., che da sempre la tengono prigioniera. Questo libro insegna a ogni donna a identificarsi con la dea o le dee che governano la sua personalità, a decidere quale dea coltivare e quale tenere a freno, e a sfruttare il potere di questi eterni archetipi per diventare la perfetta ‘eroina’ della propria storia personale.


  • DONNE che CORRONO con i LUPI

Clarissa Pinkola Estés

Il libro-culto che ha cambiato la vita di milioni di donne. Attingendo alle fiabe e ai miti delle più diverse tradizioni culturali, Clarissa Pinkola Estés fonda una psicanalisi del femminile attorno alla straordinaria intuizione della Donna Selvaggia, intesa come forza psichica potente, istintuale e creatrice, lupa ferina e al contempo materna, ma soffocata da paure, insicurezze e stereotipi.

 

in continuo aggiornamento…

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 Bibliografia 

 

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